Rassegna trimestrale n. IV-1 - Gennaio 2013
Introduzione al n. IV-1
di Alessandro Natalini e Giulio Vesperini
Questo nuovo numero della rassegna si apre con due contributi sulle politiche di miglioramento della regolazione europee. La Commissione ha, infatti, adottato la comunicazione “EU Regulatory Fitness” in cui definisce la sua futura strategia in tema di qualità della regolazione, insieme a due documenti di studio dedicati, rispettivamente, alla valutazione della politica di consultazione ed ai risultati delle attività di misurazione e riduzione degli oneri amministrativi.
Nel suo commento della comunicazione, Francesco Sarpi rileva che l’agenda di better regulation europea non esce dal solco nella quale era incanalata, anche se emergono alcune precisazioni e aggiustamenti di tiro. In particolare, circa la definizione di un target di riduzione degli oneri regolatori, la valutazione delle Air comunitarie affidata ad un organismo indipendente e una più radicale apertura del processo di valutazione ex ante delle norme attraverso consultazioni pubbliche anticipate, la Commissione Europea è rimasta ferma sulle sue posizioni. La vera novità sembra essere l’introduzione del “Regulatory Fitness and Performance Programme” REFIT che però a sua volta rappresenta una estensione dei fitness checks secondo modalità e criteri che attendono di essere meglio specificati da parte della Commissione.
Il secondo contributo, di Simona Morettini, analizza lo Small Business Act (SBA), volto a rafforzare la crescita e la competitività delle piccole e medie imprese così come le nuove linee guida sull’AIR sulla base di alcune specifiche guide operative predisposte nel corso del 2012.
Micaela Venticinque analizza gli ultimi sviluppi della programmazione strategica presso l’Autorità per l’energia elettrica e il gas. Si mette in luce, in particolare, che è mutata la struttura del Piano. In particolare, non sono state individuate le aree di intervento nelle quali applicare l’analisi di impatto della regolazione, come finora era avvenuto, anche se il collegio ha previsto tra gli obiettivi strategici quello di realizzare una vera e propria policy di better regulation.
Il recente Decreto Sviluppo ha esteso la misurazione degli oneri amministrativi (MOA) alle autorità amministrative indipendenti di vigilanza e garanzia. Mariangela Benedetti e Luca Ferrara presentano le prime misure di semplificazione di obblighi informativi adottate dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas (AEEG) e dalla Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (Consob). Nel primo caso, questo esercizio ha comunque portato ad una delibera di semplificazione della regolazione della Commissione fornendo una quantificazione dei risparmi ottenuti, mentre nel secondo caso, l’Autorità ha cercato di ottenere una stima dei risparmi derivanti dalle proposte di semplificazione direttamente dai soggetti consultati in sede di analisi di impatto della regolazione. Inoltre, la Consob si è concentrata sull’eliminazione degli adempimenti ulteriori a quelli imposti dalla normativa europea (cd. gold-plating). L’AEEG, al contrario, ha focalizzato il proprio intervento sulle richieste di informazioni imposte agli operatori dei settori vigilati.
Nell’ultimo anno, sembra che l’Air, almeno indirettamente, abbia riscosso maggiore attenzione da parte del giudice. Ciò consente a Monica Cappelletti di analizzare tre sentenze che sono lo spunto per riflettere sul rapporto tra obbligo di motivazione e principio di ragionevolezza, da un lato, e le analisi di impatto prodotte dalle Autorità indipendenti, dall’altro.
Le consultazioni stanno diventando uno strumento a valenza generale. E’ un segnale di questo fenomeno lo schema di disegno di legge del Ministro dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture e dei Trasporti con il quale si obbligano le amministrazioni pubbliche a svolgere attività di consultazione dei soggetti interessati agli studi di fattibilità o ai progetti per la costruzione di opere pubbliche di interesse nazionale. Carolina Raiola sottolinea in proposito l’importanza di prevedere discipline che non irrigidiscano eccessivamente i processi decisionali consentendo di adattarli alle specificità dei differenti casi di regolazione e dei destinatari.
Le politiche di better regulation si concentrano sempre di più sulla dimensione territoriale. In questa prospettiva la Banca Mondiale ha presentato il Doing Business in Italia 2013 focalizzato su alcune amministrazioni comunali e su alcuni porti con riguardo a cinque aree tematiche: avvio d’impresa, conseguimento dei permessi edilizi, trasferimento di proprietà immobiliare, risoluzione di dispute commerciali, commercio transfrontaliero marittimo. Immacolata Grella, nell’analizzare il documento, mette in evidenza che ci sono discrepanze notevoli tra i diversi casi ma queste sono differenziate per ciascun indicatore e non rispondono interamente al divario territoriale nord-sud. Per chiudere, nella sezione dedicata ai nuovi saggi in materia di qualità di regolazione, si propone all’attenzione dei lettori un recente contributo di Gibbson e Parker sul Regulatory Policy Committee del Regno Unito di cui sono, rispettivamente, chairman e membro. La tesi da essi sostenuta è che questo organismo svolge una funzione di controllo della qualità delle analisi d’impatto, ma non limita la discrezionalità burocratica come ipotizzato dagli studi americani ispirati alla teoria del principale-agente. Nel commento di Fabrizio Di Mascio si sostiene che l’introduzione di strutture analoghe a quella inglese in contesti in cui gli attori politici non intendono servirsi dell’analisi d’impatto come strumento di controllo potrebbe rappresentare una risposta formalistica alle sollecitazioni degli organismi transnazionali.