Rassegna trimestrale n. II-1 - Gennaio 2011
Introduzione al n. II-1
di Alessandro Natalini e Giulio Vesperini
Tre i temi principali toccati in questa rassegna. Innanzitutto, l’estensione dell’ambito di applicazione dell’AIR nelle autorità indipendenti italiane. Per larga parte, si è ancora nella fase della strutturazione e della regolamentazione dell’intervento, ma se si opera un raffronto con la situazione quale si presentava appena un anno fa i progressi sono notevoli.
Quindi, l’estensione degli interessi sui quali l’impatto della regolamentazione deve essere misurato, con la progressiva rilevanza assunta anche da quelli di tipo non strettamente economico.
Infine, assieme, la rilevanza della elaborazione compiuta in materia dagli organismi sovranazionali; il progressivo affinamento delle misure di qualità della regolazione in quegli ordinamenti che per primi si sono incamminati in questa direzione; l’importanza della comparazione per avere un quadro articolato dei problemi da affrontare e dei ritardi ai quali rimediare nell’esperienza italiana in materia di AIR.
Ma procediamo con ordine.
L’AIR comincia ad attecchire in alcune autorità indipendenti. E’ questo il segnale che proviene dalla Banca d’Italia, la quale, riprendendo l’esempio dell’AEEG, ha approvato le linee guida per l’analisi d’impatto della regolamentazione. Lo scopo di questo documento, come evidenziato nel contributo di Siriana Salvi, è di offrire indicazioni sul piano operativo per la realizzazione dell’AIR, integrandola all’interno del processo di produzione degli atti normativi. A seconda del livello di complessità delle analisi da realizzare, del grado di prevedibilità delle reazioni dei destinatari dell’intervento regolativo e della disponibilità di informazioni di carattere quantitativo, la Banca d’Italia prevede di svolgere AIR complete o semplificate. Le prime sono più approfondite e ad esse deve provvedere un ufficio centralizzato (“settore impatto della regolamentazione”), mentre le seconde non prevedono il ricorso a tecniche statistico-econometriche e sono di competenza delle divisioni interne.
Il percorso di progressiva strutturazione dell’AIR nelle autorità indipendenti finanziarie, come mostra Carolina Raiola, lascia emergere anche alcune novità in materia di consultazione. I regolamenti CONSOB e Banca d’Italia sull’adozione degli atti generali prevedono la partecipazione di alcuni organismi di natura tecnica. Queste strutture consultive prendono il nome di Panel nella Banca d’Italia e di Comitato di esperti nella CONSOB. In entrambi i casi, possono rappresentare un utile arricchimento in un quadro nel quale continuano comunque a giocare un ruolo privilegiato le consultazioni pubbliche e quelle informali degli stakeholders.
Sulla base della disciplina contenuta nel DPCM n. 170/2008, anche le amministrazioni statali stanno cominciando a produrre AIR. Eleonora Morfuni ne analizza due, evidenziando che nei ministeri qualcosa comincia effettivamente a muoversi. E’ tuttavia evidente che ancora molto resta da fare per introdurre effettivamente la consultazione all’interno del processo di regolazione e per evitare che le relazioni AIR siano nella sostanza solo una versione più strutturata della “vecchia” relazione illustrativa.
Simona Morettini ha analizzato la valutazione di impatto sociale della regolazione. In particolare, ha evidenziato che, sulla base delle esperienze realizzate in altri paesi, questo tipo di valutazione può essere realizzato in due modi: integrando tra loro le valutazioni concernenti l’economia e la sostenibilità ambientale o con un’analisi disgiunta che si affianca all’AIR principale.
Laura Cavallo opera un’ampia analisi delle novità delle politiche della Unione europea per il miglioramento della regolazione. Di particolare interesse è il passaggio dalle misure di better regulation a quelle di smart regulation, che dovrebbero migliorare la qualità dell’intero ciclo regolatorio, rafforzare la cooperazione tra i livelli di governo e favorire il coinvolgimento degli stakeholders.
Nel suo contributo, Luca Ferrara considera le tecniche adoperate dalle autorità indipendenti per la valutazione e la gestione del rischio. L’analisi delle esperienze realizzate negli altri paesi e nelle istituzioni dell’Unione europea evidenzia che vi sono diversi modi di concepire il rischio e, di conseguenza, di valutarlo e gestirlo. E’ tuttavia evidente che queste attività devono comunque poggiare su un’adeguata base informativa ed essere integrate con la valutazione di impatto economico.
Un termine di raffronto utile per le autorità indipendenti italiane sono le AIR periodicamente prodotte da quelle degli altri paesi e, in particolare, dal Regno Unito. Andrea Flori analizza un interessante caso realizzato da poco da OFGEM, caratteristica del quale sta nel fatto che la proposta regolatoria è stata formulata da un gruppo di destinatari del provvedimento (Review Group). Inoltre, il provvedimento contiene una forma di valutazione dell’impatto della regolazione sulla sostenibilità ambientale e sulla concorrenza.
Dedicato all’analisi dell’esperienza del Regno Unito è anche il contributo di Cinzia Belella. Questo ha ad oggetto le forme di consultazione realizzate dalla Financial Service Authority (FSA) e le pone a confronto con quelle realizzate, in Italia, dall’ISVAP. Da questa comparazione emerge che: la FSA pubblica molti più documenti di consultazione rispetto all’ISVAP; il contenuto dei documenti della FSA è analitico, mentre quelli dell’ISVAP hanno un taglio essenzialmente descrittivo; l’ISVAP, al contrario della FSA, non accompagna il documento di consultazione con quesiti per l’individuazione dei temi sui quali acquisire osservazioni dal pubblico.
Miriam Giorgio considera un recente documento OCSE di analisi delle politiche di semplificazione realizzate in diversi paesi nell’ultimo decennio. Il documento fornisce alcune linee di indirizzo, sottolineando, in particolare, la necessità di formulare programmi basati su obiettivi quantificati e misurabili, sul coinvolgimento dei destinatari, sulla integrazione di politiche di semplificazione normativa e amministrativa, nonché sulla comunicazione.
Per chiudere, Mariangela Benedetti presenta due recenti saggi. Il primo è di Susan Rose Ackerman sull’effettivo uso dell’analisi costi-benefici quale strumento di indirizzo e controllo della regolazione negli Usa. Il saggio mette in evidenza i limiti di questo strumento per l’adozione di alcuni tipi di decisioni. Il secondo è di Andrea Renda sull’utilizzo dell’AIR nell’Unione europea. Il saggio mette in evidenza la crescita quantitativa e qualitativa delle analisi di impatto realizzate a livello europeo.